Roma, evasione choc dall’ospedale: detenuto di Regina Coeli scappa a piedi nudi durante la visita
Un pomeriggio di tensione nella Capitale. Un detenuto del carcere di Regina Coeli è riuscito a evadere. Ci è riuscito sfruttando un attimo di distrazione. Adesso è caccia all’uomo a Roma, mentre i sindacati della polizia penitenziaria lanciano l’allarme sulla sicurezza e sulle carenze del sistema.

La notizia l’ha diffusa il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE). Il 46enne, originario di Mesagne (Brindisi), si trovava in carcere in attesa di giudizio per rapina.
L’uomo avrebbe dichiarato di essere stato aggredito dai compagni di cella, procurandosi una lieve ferita al naso. Così il medico aveva stabilito un approfondimento in ospedale.
Ed è proprio qui che il detenuto ha colto l’occasione. Mentre stava per entrare nella sala per effettuare una TAC, ha approfittato di un attimo di disattenzione dei due agenti della polizia penitenziaria che lo scortavano. Con una mossa fulminea, si è dato alla fuga, lasciando persino le ciabatte sul posto. Le telecamere hanno immortalato la sua corsa disperata, a piedi nudi, nel tentativo di dileguarsi. Le ricerche del fuggitivo sono ancora in corso.
La rabbia dei sindacati: “Visite troppo facili e carenza di personale”
L’episodio ha scatenato la dura reazione dei sindacati, che da tempo denunciano le condizioni critiche del sistema penitenziario. “Ora è primario riacciuffarlo, l’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista nonché dal pericolo dell’utilizzo illecito dei cellulari nell’ambito penitenziario. Era davvero necessario visitarlo in ospedale?“, ha commentato Maurizio Somma, segretario per il Lazio del SAPPE.

Ancora più dura la presa di posizione di Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha puntato il dito contro le “quotidiane difficoltà operative” della Polizia Penitenziaria. Agenti “sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore“, ha denunciato Capece. E poi, i mezzi di trasporto dei detenuti “spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi“.
Capece ha invocato una revisione del sistema sanitario: “A nostro avviso riteniamo una certa facilità d’invio di detenuti verso le strutture sanitarie pubbliche. Troppi casi di invio in codice rosso poi ritenuti non di carattere d’urgenza“.
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A rincarare la dose è Massimo Costantino della CISL, che ha evidenziato la situazione di Regina Coeli: “nell’istituto Trasteverino manca il 26% del personale, cioè a meno 130 unità di polizia penitenziaria. Regina Coeli con un sovraffollamento del 187,2% si colloca ai primi venti posti nel panorama nazionale“. Numeri che parlano da soli e che, ancora una volta, sottolineano la fragilità di un sistema che sembra non reggere più il peso delle sue contraddizioni.