Un figlio spiega al padre ottantenne i quesiti del referendum, tra ironia e riflessioni, per sottolineare l’importanza di partecipare al voto e influenzare il futuro del Paese
Papà ha ottant’anni, una vita alle spalle fatta di fatica, sacrifici e una pazienza infinita ogni volta che sente parlare di politica. Ma stavolta, davanti al referendum, non posso fare finta di niente. Perché lo so già come va a finire: lui scuote la testa, sbuffa e mi dice “ma che ci vado a fare, tanto non cambia niente”.
Perché è importante andare a votare? Perché il voto è come il telecomando, papà. Se non lo usi, poi non lamentarti se ti tocca guardare un programma che non ti piace. Se non vai a votare, decideranno gli altri al posto tuo, e magari prenderanno una strada che a te non va giù.
Non è vero che “tanto non cambia niente”: cambia eccome. Cambia quando lo Stato deve capire se farsi sentire di più, cambia quando un parlamentare si sente meno protetto e più responsabile, cambia quando chi fa politica sa che i cittadini lo stanno guardando.
E invece no, papà, stavolta te li spiego io i quesiti. Perché anche se hai ottant’anni, il tuo voto vale come quello del più giovane degli elettori. Anzi, forse di più: tu sai cosa vuol dire aver visto cambiare questo Paese, e sai quanto contano certe scelte.
Quesito 1: Vuoi che chi viene licenziato ingiustamente possa tornare al lavoro?
Papà, ricordi quando si diceva: “Se ti licenziano senza motivo, il giudice può farti riassumere”? Bene, nel 2015 hanno cambiato le regole: chi è stato assunto dopo quella data, se licenziato ingiustamente, prende solo un’indennità, ma non torna al lavoro. Questo quesito vuole tornare alle vecchie regole: se il licenziamento è ingiusto, si torna al lavoro. Ti sembra giusto?
Quesito 2: Vuoi che anche i lavoratori delle piccole imprese abbiano più tutele?
Nelle aziende con meno di 15 dipendenti, se ti licenziano senza motivo, l’indennità è limitata: massimo sei mesi di stipendio. Questo quesito propone di eliminare quel tetto, lasciando al giudice decidere quanto spetta, considerando età, famiglia e situazione dell’azienda. Così anche chi lavora in piccole imprese ha più protezione.
Quesito 3: Vuoi che i contratti a termine abbiano una motivazione?
Oggi un’azienda può assumere a tempo determinato per 12 mesi senza spiegare il motivo. Questo quesito vuole che si torni a indicare una “causale” anche per contratti più brevi, per evitare abusi e garantire più stabilità ai lavoratori.
Quesito 4: Vuoi che chi affida lavori sia responsabile per la sicurezza?
Se un’azienda appalta un lavoro e succede un incidente, oggi chi ha affidato il lavoro può non essere responsabile. Questo quesito vuole che anche il committente sia responsabile, insieme all’appaltatore e al subappaltatore, per garantire più sicurezza sul lavoro.
Quesito 5: Vuoi che gli stranieri possano chiedere la cittadinanza dopo 5 anni?
Attualmente, uno straniero deve vivere legalmente in Italia per 10 anni prima di poter chiedere la cittadinanza. Questo quesito propone di ridurre il periodo a 5 anni, facilitando l’integrazione di chi vive, lavora e contribuisce nel nostro Paese.
Quindi sì, papà, lo so che è faticoso, che magari piove, che ci sono mille scuse per restare a casa. Ma pensa a quante volte mi hai detto: “ai miei tempi, quando si poteva scegliere, bisognava andarci“. Ecco, il momento è adesso. Andiamoci.
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